mercoledì 15 febbraio 2017

Si può comprare la bellezza?




Strana questa vita lavorativa: fai una sostituzione estemporanea in una libreria di una amica, e proprio quella mattina ti capita di dover avere a che fare con le persone più strane del panorama "culturale" del bel paese.
Stavo sistemando lo scaffale delle novità, quando entra una tizia, che mi chiede se per caso c'è la proprietaria e mi spiega perchè è lì. E' stata appena assunta per un prestigioso posto di lavoro, dove dovrà occuparsi del bookselling. Ecco svelato ciò che questa signora si aspetta: poter avere "almeno per i primi tempi" la consulenza della libraia (o anche la mia, che "mi sembra così in gamba") su cosa comprare, soprattutto novità editoriali del circuito dell'editoria indipendente, perchè "sa, io fino a due mesi fa facevo tutt'altro".

Ma che, davvero? Lo vieni a dire proprio a me? Che sono anni che tento di fare il tuo lavoro, e tu me lo vieni a sbandierare così davanti al naso? Ma poi, proprio a me che (al di là del fatto che vorrei essere io la bookseller di qualsiasi impresa, pubblica, privata e anche in fallimento, chissene..) ho fatto della preparazione e della passione uno degli elementi imprescindibili del lavoro di chiunque abbia a che fare con i libri?

Chi ha un lavoro che ha a che fare con il settore culturale, non può non essere una persona curiosa, intraprendente e magari anche un po' fuori dagli schemi. Non può perchè gli viene da dentro, o almeno dovrebbe, questa continua ricerca al meglio, al bello, al particolare. Non è una cosa che si impara sui banchi di scuola, non te la insegnano e non c'è un modo per imparare a farla. Ti viene perchè è dentro di te, perchè sei tu quella cosa lì. L'emozione di guardare per la prima volta dal vivo la Primavera di Botticelli, o uno spettacolo teatrale con Marco Paolini, o scoprire una casa editrice che cerca di fare un lavoro ricercato, ti nasce dallo stomaco, ti tocca il cuore e ti fa tremare le mani.

Non posso venire io a insegnartela, perchè avrei già perso in partenza: non ti posso insegnare che Racconti Edizioni è da tenere d'occhio perchè pubblica cose che in Italia nessuno ha avuto mai il coraggio; non posso dirti di tenerti aggiornato su NN editore perchè Eugenia Dubini e  Alberto Ibba hanno riproposto un autore (Haruf) che Rizzoli aveva accantonato; non posso portarti con me alle fiere del libro e spiegarti perchè quella casa editrice lì avrà successo e quella di fianco no. E' un istinto, è il riconoscere la bellezza, come faccio a dirti come si fa?

L'unico modo è fare il lavoro per te, ed è questo che farò: ti farò un elenco su un foglio excel, ogni mese per il prossimo anno e ti dirò cosa comprare, come allestire delle presentazioni e perchè scegliere un libro per bambini piuttosto che un altro. Tu avrai la tua selezione, e io, per un anno, avrò fatto quello che mi piace.

Una sola cosa non mi andrà giù, ma credo me ne farò una ragione: tutti penseranno che l'hai fatto tu. E non lo dico perchè voglio il riconoscimento scritto su carta intestata del Ministero della Cultura, non è questo il punto. Il punto è che sarebbe bello vivere in un mondo dove la passione viene riconosciuta come capacità precipua di una persona, in qualsiasi ambito o settore. Sarebbe bello, sarebbe rivoluzionario, ma sappiamo tutti che non è così. 

Anche perchè poi spesso il problema diventa che a una grande passione non corrisponde un' innata capacità.
Voglio dire, anche io ho una grande passione per la cucina, ma non vado a chiedere a Cannavacciuolo di assumermi.

Il mondo culturale è pieno di bellezza, sincera ed appassionata. Sta a noi scoprirlo e cercare di fare in modo che prevalga sulle brutture di una società sempre meno attenta alle proprie, vere necessità.

2 commenti:

  1. Però se tu imparassi a non lavorare gratis e anonimamente per chi si improvvisa in queste professioni cui tu ambisci e rosichi di nascosto nell'impotenza, eviteresti di alimentare il mercato della fuffa e della non meritocrazia vigente in Italia e di cui tu stessa sei vittima. Sei complice del sistema e del malcostume che critichi, brava.

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    1. Vero, non avevo analizzato la situazione da questo punto di vista. Devi convenire con te. Ho ancora tanto da migliorare e migliorarmi; hai ragione, anche perchè rileggendo il post mi sono accorta di non aver fatto capire in pieno che in realtà questa consulenza sarebbe stata pagata. Mi sono espressa male.

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